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Grandi eventi artistici...

"Dal Vesuvio all'Etna",  Mostra collage del Maestro Gianni Pennisi
Medievalia - Castello di Brolo

Gianni Pennisi nasce ad Acireale  e dal 1965 vive a Naxos. Da giovane ha studiato pittura col maestro Francesco Mancini. Nel 1959 frequenta l'Accademia d'Arte ad Amburgo con il Maestro Oscar Kokoscha e nell'anno 1979 entra a far parte del gruppo di Avanguardia Europea con Arman, Aubertin, Beuys, De Vree e Sarenco.
E' docente all'Accademia di Dusseldorf nel 1980. Dal 1997 al 1998 ha tenuto dei corsi di collage alla School of Art di Ubud all'Isola di Bali (Indonesia).
Ha esposto le sue tele in tutto il mondo e le sue opere fanno parte di collezioni private e Musei.

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A. Castrogiovanni, G. Pennisi, N. Germanà Saluto dell'Avv. Nino Germanà   Intervento della Dott.ssa Stefania Bonifacio
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Intervento dell'Arch. Franco Spaticchia
Docente di Storia dell'Arte
Opere in mostra dell'artista Gianni Pennisi
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            Se in mezzo a noi ci dovesse essere qualcuno che pensa che l’arte non sia spiegabile a parole, sarei sicuramente d’accordo con lui.

            Si dice che l’arte e’ un sussurro che l’anima percepisce in profondità attraverso delle porte segrete, e che le parole non riescono a penetrarvi.

            A beneficio dell’intelletto, però, che vuole la sua parte, dobbiamo dire che: se è vero che l’arte deve produrre emozioni, sensazioni e alle volte anche provocazioni è altrettanto vero che l’arte deve rispondere a criteri di lettura e di valutazione oggettiva  che ne possano garantire l’autenticità e la veridicità.

E ciò è tanto più vero quanto più leghiamo l’espressione artistica a quei valori universali che nel ‘700, il tedesco Baumgarten enunciò allorquando collegò alla conoscenza sensibile la dottrina dell’arte, che proprio per questo motivo  chiamò Estetica.

E, come se non bastasse, sempre nello stesso secolo, un altro tedesco: Winckelmann, a tal proposito, conferì valore scientifico all’arte, intendendo l’opera artistica come attività spirituale e fenomeno sociale, al pari della poesia e, come questa, autonoma.

Sottolineare ciò, diventa importante, se vogliamo entrare nello specifico dell’opera dell’artista Gianni Pennisi, come si suol dire, dalla porta principale e non dalla finestra o da porte secondarie dalle quali entrano nel mondo dell’estetica i semplici pittori che artisti non sono.

Baumgarten e Winckelmann, a tal proposito, attraverso la Teoria dell’Arte e la Dottrina del Bello, ci hanno fatto capire che l’arte non può essere solo tecnica o solo contenuto senza tecnica.

I famosi “pittori della domenica”, ad esempio sono coloro che, magari hanno imparato la tecnica, riescono ad imitare tipologie espressive altrui, sanno riprodurre un paesaggio, una natura morta, un volto… ma mancano di personalità, di qualcosa, cioè che riconduca la loro opera ad un idea; di qualcosa che renda visibile: con forza ed immediatezza, la loro personale visione del bello, dell’uomo, della natura nel suo insieme: visibile o invisibile, interiore o esteriore.

Quando l’artista c’è, e Pennisi ne è un esempio, la composizione artistica diventa un poema; la forma una suggestione lirica; la realtà diventa incantata ed enigmatica; la luce: luminoso cromatismo; il segno: una scomposizione della forma in molteplici piani  

La realtà, in Pennisi, viene sostituita da un’immagine creata dalla mente dello stesso artista. Una rappresentazione che sorprende ed invita a riflettere, ad andare oltre l’aspetto superficiale ed apparente e a fantasticare; anche perche’ la tecnica del collage, senza voler scomodare il cubismo sintetico, risulta raffinata e pur semplice, e i colori chiari e luminosi (non esiste il nero nella sua scala cromatica), si alternano armoniosamente evocando immagini suggestive e producendo forme plastiche pure.

Una cosa ci ha colpito in modo particolare: la natura non antropizzata è proposta con vigore e libertà formale; l’intervento umano, essenzialmente architettonico, sembra il risultato di un’analisi dettagliata delle figure con la loro scomposizione mediante  

C’è tenerezza? C’è malinconia nell’opera di Pennisi? Interrogativi senza risposta.

Senza dubbio, però, le immagini sono pervase da nervature sottili, da aree che appaiono sensibili, che lasciano intravedere, in filigrana, un mondo interiore complesso ed enigmatico, forse, anche inquieto. Un percorso sotterraneo che l’artista non rivela, che sta oltre la realtà fisica, ossia l’essenza delle cose; quelle cose che a volte non ci piacciono più, che ci hanno tradito, che ci hanno deluso, che non sono riuscite a svelarci il vero senso e significato della vita.

E così l'arte diventa ricerca. Ricerca di qualcosa di più alto, di più elevato... Di un luogo ideale dove il bello, il vero ed il giusto, fuori da ogni forma di contaminazione, creano armonia, elevano lo spirito, danno senso all'esistenza.

L'arte è arte e l'uomo non ne può fare a meno; Pennisi docet.

 

Franco Spaticchia                    

 
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Nota critica del Prof. Antonio Castrogiovanni
Presidente e Delegato Provinciale dell'Accademia Internazionale "Del Verbano"
06.jpg (60685 byte) Se l'enfasi è solamente elemento di focalizzazione di un  dato reale ed obiettivo, e come tale non rientra nel circuito della peccaminosità dell'orgoglio, elemento spesso caratterizzante della superbia umana, ritengo assolutamente corretto e giusto sintetizzare la grande capacità e virtù artistiche del Barone Gianni Pennisi Francica Nava di Floristella richiamando un brano di MARTIN LUTHER KING (da "La Forza di amare"). 

Eccolo:     

IL MEGLIO

Se non potete essere un pino sulla vetta del monte
siate una scopa nella valle. Ma siate la migliore piccola scopa sulla sponda del ruscello. Siate un cespuglio se non potete essere un albero. Se non potete essere una via maestra siate un sentiero. Se non potete essere il sole siate una stella; Non con la mole vincete o fallite. Siate il meglio di qualunque cosa siete.

Sono certo che il contenuto di queste quattro righe sia il compendio dell'arte di Gianni Pennisi. Auguri Gianni. AD MAJORA.

Antonio Castrogiovanni

 
La mostra, inaugurata giovedì 15 luglio, nei suggestivi locali del Castello di Brolo, rimarrà aperta fino a settembre.

 
 
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