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Il Papa rivolge un invito alla moderazione al nuovo ambasciatore

Wojtyla frena Zapatero: «Non trascuri la famiglia»

L’episcopato spagnolo in rivolta contro il laicismo del governo

Di Mino Vignolo

By Corriere della Sera


MADRID - Il Papa, con la sua abituale franchezza, ha chiesto al nuovo governo Zapatero, molto dinamico sul fronte delle riforme laiche, di difendere il diritto alla vita, la famiglia fondata sul matrimonio tradizionale fra un uomo e una donna, l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche. Ha condannato l'aborto e il matrimonio fra omosessuali. Il Santo Padre ha approfittato della presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, Jorge Dezcallar, per rivolgere un invito alla moderazione a José Luis Rodriguez Zapatero che visiterà il Vaticano lunedì e che sicuramente dovrà ascoltare le stesse esortazioni. Alle orecchie del Papa non potevano non arrivare i lamenti dell'episcopato spagnolo, già preoccupato da tempo a causa della secolarizzazione della società, nei confronti di un governo socialista colpevole, ai suoi occhi, di rampante laicismo.
Già il programma elettorale del Psoe non piaceva per niente ai vescovi che hanno visto, sulla base delle dichiarazioni dei nuovi ministri della Giustizia e della Sanità, che le loro ansie erano giustificate.
Ora si è avuta la prova che le preoccupazioni sono condivise dal Papa che ha letto un messaggio in cui prega il governo Zapatero di non dimenticare «le radici cristiane» dell'Europa, di «non strumentalizzare il diritto fondamentale alla vita, come nel caso dell'aborto» e di proteggere «la famiglia, nucleo centrale e fondamenta di tutta la società».
Rivolto al nuovo ambasciatore, che era capo dei servizi segreti fino a poco tempo fa, Giovanni Paolo II ha affrontato anche un discorso che gli sta a cuore, quello del finanziamento delle scuole cattoliche. Ha parlato del «diritto-dovere» dei genitori di educare i propri figli «in accordo con le proprie convinzioni morali e religiose» e ha ricordato che le scuole vincolate alla Chiesa «contribuiscono al bene comune, tanto quanto le altre istituzioni che prestano servizio ai cittadini». In questo contesto l'ora di religione nelle scuole statali «deve essere sostenuta» qualora fosse richiesta dalle famiglie.
Non piacciono alla Chiesa le riforme annunciate dal governo Zapatero riguardo l'aborto, che si vuole rendere libero fino a 12 o 14 settimane di gravidanza, i matrimoni gay, con equiparazione legale e sociale ai matrimoni tradizionali, il divorzio, con semplificazione delle procedure di separazione, l'insegnamento della religione nelle scuole, le ricerche scientifiche a partire dagli embrioni, una nuova legge sulla riproduzione assistita. I vescovi spagnoli hanno denunciato il partito socialista, vincitore a sorpresa nelle elezioni di marzo, accusandolo di voler imporre «il laicismo con una nuova religione pubblica». Nella giornata del voto europeo, domenica scorsa, sono state lette nelle chiese pastorali in cui si criticava il «fondamentalismo» socialista e si invitava i fedeli a non votare i partiti «che fanno del laicismo una bandiera», in chiara allusione al partito socialista e a Izquierda Unida, la coalizione di sinistra guidata dai comunisti.
L'arcivescovo di Pamplona riconosce nella sua pastorale «lo scarso vigore religioso» del cristianesimo patrio e lamenta «le chiese semivuote, le messe disdegnate, cruda denuncia del raffreddamento della nostra fede». E l'arcivescovo di Valencia gli fa eco affermando che il laicismo «vuole ignorare il fenomeno religioso nella sua dimensione pubblica, limitandolo ad una questione privata, quasi segreta,di cui è meglio non parlare in pubblico».
Ancor più diretto nell'attacco al nuovo potere è il vescovo di Ferrol che vede nelle iniziative del governo Zapatero «la volontà di seppellire ogni vestigia, non solo cattolica ma religiosa. E' un residuo di socialismo radicale. Da qui il suo impegno nel fare scomparire ogni segno religioso, in maniera speciale in campo educativo». Per controbattere la «nuova religione del laicismo» la Chiesa cattolica spagnola offre al gregge dei fedeli un consiglio. Votare «con coscienza cristiana», non benedire con il voto cattolico «l'imposizione dei criteri laicisti di taluni di fronte alla libertà religiosa di tutti». L'ira clericale è tale che si chiede una «mobilitazione sociale» contro l'esecutivo. Il portavoce dei vescovi Juan Antonio Camino ha duramente condannato «coloro che vogliono distruggere la famiglia» e «favoriscono l'eliminazione delle vite umane». La Chiesa spagnola arriva a mettere in dubbio «la legittimità» dello Stato per legiferare su certe questioni. Risposta della vicepremier Maria Teresa de la Vega: «La Chiesa difende posizioni rispettabili, ma non può imporle alla società».

La prima importante decisione del nuovo governo è stato il ritiro dei 1.300 soldati spagnoli dall’Iraq, come promesso da Zapatero in campagna elettorale. Tra le novità introdotte o in via di introduzione in Spagna: dialogo con i Paesi arabi e i baschi; rilancio del consumo di cultura; completamento della riforma fiscale; maggior ruolo alle donne nelle istituzioni politiche

 
Riforma a breve della legge sull’aborto in senso più liberalista, semplificazione delle procedure per il divorzio (con riduzione o eliminazione
del periodo di separazione che precede lo scioglimento del vincolo), legittimità del matrimonio tra omosessuali. Sono alcune delle modifiche anticipate dal nuovo governo spagnolo e sgradite alla Chiesa cattolica
 
Non strumentalizzate il diritto fondamentale alla vita, come nel caso dell'aborto.
Proteggete la famiglia, nucleo centrale e fondamenta di tutta la
società
 
Vincitore a sorpresa delle elezioni politiche del 14 marzo, il leader socialista José Luis Rodriguez Zapatero, 43 anni, ha giurato come nuovo capo del governo davanti a re Juan Carlos il 17 aprile. Da allora il partito socialista governa con l’appoggio di 19 deputati regionalisti. Zapatero ha guidato al successo i socialisti anche alle recenti elezioni europee


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