Rassegna Stampa da http://www.legaduebasket.it/news/team.phtml?q=135&year=2004 |
Capo
d’Orlando è in Serie A |
- La Nazione - 15/04/2005 16:34 - MONTECATINI — Capo d’Orlando (85-68 su Ferrara) festeggia con due giornate di anticipo la promozione in A1. Da squadra addirittura ripescata dalla B1 a grande rivelazione della stagione. Sull’altro versante della classifica tutte e tre le formazioni che seguono Montecatini subiscono nette sconfitte esterne (Novara- Imola 78-67, Scafati-Fabriano 109-80, Rimini-Sassari 110-81), tanto che l’Agricola Gloria avrebbe potuto mettersi in salvo anche senza superare Caserta. Ma centrare un obiettivo, sia pur minimo come questo, con le proprie forze è certo più meritorio. A questo punto la salvezza è una questione a tre fra Imola, Fabriano e Sassari. Difficile dire chi rischia di meno. Forse Sassari, che domenica ospita Osimo e può osservare a distanza Fabriano- Imola. Montecatini, scampato il pericolo retrocessione, può tornare a fare un pensierino ai play-off. A quota 26, cioè due punti sopra, si è a cavallo fra la post-season e il totale anonimato. Anche qui abbondano i confronti diretti, come Trapani-Ferrara e Pavia-Caserta in programma domenica. Ovviamente vincendo a Rimini, potrebbe riaprirsi un’opportunità. Marco A. Innocenti |
Perdichizzi ospite di
Miccoli su Radio 101![]() |
15/04/2005 15:26 - Questa settimana l’ ospite di Massimo Miccoli su Radio 101 nel programma Magico Basket Bison, è Giovanni Perdichizzi allenatore dell’Upea Capo d’Orlando, neopromossa in serie A. Oggi alle 17,50 si parla del campionato di Serie A, due ore più tardi , alle 19,50 protagonista la Legadue, mentre nell’appuntamento del sabato alle 12,50 spazio all’anticipo della domenica a mezzogiorno. |
Capo d'Orlando in sere
A![]() |
- La Gazzetta dello Sport - 15/04/2005 11:58 - Capo D'Orlando (Me) Benvenuti a Capo Rolando (Howell). L’ultimo macigno, Ferrara, è rotolato giù. La festa può cominciare: l’Orlandina è in Serie A1 e 13mila abitanti, dentro il comune più piccolo in Europa ad avere una squadra così grande, possono raccontare la loro favola. E credere ai propri occhi. L’Upea, con 18 vittorie di fila, imbattuta in casa (mai una sconfitta nel 2005), una Coppa di Lega già vinta, conquistata la più incredibile delle promozioni. Il PalaFantozzi è stracolmo un’ora e mezza prima che la partita cominci. Il coro dei tremila tifosi biancoazzuri inizia e non finisce più, e per le strade di Capo d’Orlando si ballerà e si canterà per tutta la notte. Chi è arrivato nel pomeriggio, in quel paradiso che sono i 13 chilometri di spiaggia della riviera Orlandina, ha letto anche un cartello sarcastico all’ingresso del paese: 30 anni per l’autostrada A20 Messina-Palermo, otto mesi per la promozione…Una certezza costruita lungo un campionato straordinario, al quale mancava l’ atto finale. E adesso che tutto è vero, alle ore 22.04 di una giornata molto estiva, la gente può abbracciare i suoi beniamini, già in vantaggio di 14-0 dopo 5’ di gioco (e con tutto il quintetto a segno) in una partita segnata poi dai tiri da tre di un grandissimo Hoover (+18 al 18’). C’è Rolando Howell, l’eccellente ala del South Carolina che sogna i Lakers, sommerso dai tifosi ebri di felicità: le sue schiacciate hanno scatenato l’entusiasmo. Ci sono gli esterni stellestrisce Mc Intyre, Hoover e il leader Oliver in estasi. Coach Perdichizzi, ex direttore commerciale dell’Ina Assitalia, laureato in Economia e Commercio e docente alla Facoltà di Scienze Motorie di Messina, ammette a tarda sera: “Il mio obiettivo personale è vincere un giorno uno scudetto. Ho altri due anni di contratto, ma Sindoni mi ha detto che se dovessi ricevere un’offerta da un grande club, mi lascerebbe andare a patto di indicargli il mio successore. La salvezza il prossimo anno sarebbe un capolavoro”. L’obiettivo immediato, intanto tocca all’attuale sindaco Massimo Carrello: allargare la capienza del palazzetto a 3500 posti. La promessa, datata 14 aprile dell’anno di grazie 2005, va mantenuta. Alessio D'Urso |
Upea: intervista con
Giovanni Perdichizzi![]() |
15/04/2005 11:50 - Giovanni Perdichizzi è un uomo felice: probabilmente è questa la definizione che più si addice al coach dell’ Upea Capo d’Orlando . Non è una società come le altre: solo lì un giocatore ( Fantozzi ) ha potuto giocare su un palasport a lui dedicato, solo lì si poteva pensare che una cittadina di 12.000 anime sarebbe stata in grado di arrivare, un giorno, a toccare la Serie A, quando solo immaginarla era un’esagerazione. Solo lì il presidente, Enzo Sindoni , è anche e simbolo della città: non poteva essere che li, quindi, che il 43enne nativo di Barcellona Pozzo di Gotto centrasse l’impresa di vincere il campionato di LegAdue, per di più partendo dal ripescaggio e dalla miracolosa salvezza in B1 della scorsa stagione. “Sono felice, ho già assaggiato la Serie A con Messina, ma da ripescato. Arrivarci vincendo il campionato ha tutto un altro sapore. E come quella mia prima esperienza mi fu guastata da dei dirigenti inadeguati, come è stato dimostrato, qui so che non corro questo problema. L’Orlandina non sarà una meteora, stavolta la A me la gioco per davvero”. Un tentativo con Barcellona Pozzo di Gotto e due con la Pallacanestro Messina non gli sono bastati per conquistare la promozione sul campo, e probabilmente è giusto che sia arrivata adesso, quando il coach ha raggiunto la piena maturità ed è il più vincente della LegAdue, da quando esiste ( 81 vittorie e 35 sconfitte tra regular season e playoff dal 2001/02). “Quello che più mi è piaciuto della partita con Ferrara è stato l’ardore dei ragazzi, la loro fame di vincere, come se invece che per la promozione giocassimo per la salvezza. Credo di poter dire che si è vista la migliore Upea della stagione, almeno nell’aggressività e l’intensità difensiva”, dice Perdichizzi. 18 vittorie consecutive, 8 punti di vantaggio sulla Virtus Bologna , il miglior attacco del torneo: Giovanni, cos’è che ha fatto di quella che sembrava essere una buona squadra in una corazzata inarrestabile? “Il gruppo, e non è una frase fatta: la mentalità che anche io sono riuscito a trasmettere, la voglia di arrivare, la capacità di mantenere la concentrazione su un periodo lunghissimo di tempo, la maturità nei momenti difficili. Ho sempre detto ai ragazzi di rapportarsi a Bologna, che era l’unica squadra che ci sembrava avere dei valori tecnici superiori: una volta scavaltaca, ho detto loro di rapportarci a noi stessi, e a non accontentarci mai di quanto bene facevamo, ma di cercare sempre il meglio. E loro mi hanno seguito”. Quanto è stato importante Brian Oliver in tutto questo? Dopo averlo allenato a Messina l’hai voluto fortemente sia per le doti tecniche, che per la sua capacità di essere leader. “Si, e qui a Capo d’Orlando è stato formidabile: mi ha aiutato a tenere sempre alto il livello di concentrazione dei ragazzi. Vi rendete conto cosa significa essere sempre al top dell’attenzione per vincere 18 partite consecutive? È un’impresa clamorosa, e per questo bisognava essere forti in campo e fortissimi fuori. Brian lo è stato, ed ha dato l’esempio. Inoltre è stato fondamentale nell’ambientamento di Rolando Howell”. Già, Howell: inutile citare i numeri. Ha dominato tutti i lunghi che ha incontrato. Riuscirete a trattenerlo anche per la prossima stagione? “Di sicuro ci proverò: Rolando è migliorato molto in questa stagione, dentro e fuori dal campo, ed ha capito che era la chance della sua vita per rimettere in piedi una carriera che sembrava compromessa al college, per via di qualche problema extra-cestistico. Sono stato subito molto chiaro con lui: gli ho detto che se avesse creato dei problemi probabilmente avrebbe faticato a trovare un lavoro, per via della reputazione che si sarebbe fatto. Lui ha recepito, ha lavorato duro fino a diventare quel giocatore che oggi ammiriamo. Gli dirò che qui potrà crescere ancora, giocando una Serie A e confrontandosi con alcuni dei giocatori più forti d’Italia e d’Europa, con un coach che ha fiducia in lui e una società e una città che lo amano. Spero di convincerlo a restare”. Dopo la tua amara parentesi in Serie A nella scorsa stagione hai potuto anche tu rilanciarti e rifarti un nome. “Si, e per questo ringrazio la società, il presidente Sindoni che è sempre stato vicino a me e ai ragazzi. È vero che l’anno scorso è andata male, ma chi conosce come me la situazione di quella società sa bene che non c’erano le condizioni per fare di meglio. Non ero neanche riuscito a godermi la vittoria sulla Benetton, perchè già allora avevo capito come sarebbe andata a finire. E adesso che tutti conoscono i fatti sanno che le mie responsabilità erano quelle di un allenatore di una buona squadra in mano a dei dilettanti allo sbaraglio. Qui c'è una società seria, dirigenti competenti come Venza e Pastori, che sono stati straordinari per tutta la stagione. È un'altra cosa”. Hai citato il presidente Sindoni, ti ha detto qualcosa di particolare dopo la partita? “Mi ha semplicemente ringraziato: è stato lui il primo a credere in tutto questo”. Pietro Scibetta |
Upea, una squadra
diventata imbattibile correndo![]() |
- La Gazzetta del Sud - 15/04/2005 11:16 - Schiantata anche Ferrara: per gli “invincibili” è Serie A. La promozione è arrivata tutta d'un fiato, veloce come una macchina di Formula 1. Ed a Capo d'Orlando è l'apoteosi, il giorno più bello. La festa è appena cominciata e chissà quanto durerà. Dopo Barcellona e Messina, la provincia resta protagonista nell'Olimpo dei canestri. Dal 1999 questa ascesa continua ad entusiasmare sull'esempio dell'araba fenice. Quando “muore” una realtà di alto livello, subito ne rinasce un'altra ancora più grande. Come nel caso dell'Orlandina, nuova rivelazione di una disciplina unica per emozioni e spettacolo. Troppo bello, quasi da non credere. Un sogno che si realizza, una favola che resterà per tutta la vita nei ricordi di chi l'ha vissuta da vicino. Con i suoi 12.000 abitanti, il centro più piccolo d'Europa del basket d'élite approda trionfalmente nel massimo campionato. Lì, dove sono di casa alcuni tra i più importanti gruppi imprenditoriali d'Italia: da Benetton, al Montepaschi, da Toti a Seragnoli, da Armani e Galliani alla Scavolini, da Snaidero a Castiglioni. Capo d'Orlando, l'Upea, il presidente-tifoso Sindoni, una società modello, un paese ricco e turisticamente evoluto, sorretto da un meraviglioso scenario naturale, un comprensorio che vive di orgoglio e ammirazione: è la loro vittoria. Perché per affermarsi o dominare come ha fatto la squadra biancazzurra non servono tanti soldi. Ma solo la capacità di saperli spendere bene, di gestire le risorse con intelligenza e competenza, di unire le forze, di creare un gruppo che quando è diventato una famiglia ha vinto sempre. 18 successi consecutivi, tre soli ko esterni e in volata, un gioco moderno e brillante da 93 punti a partita, la capacità di sgretolare la resistenza degli avversari correndo a mille all'ora. Soffocandoli con transizioni, contropiede e tiro da tre. I ritmi vertiginosi hanno distrutto le difese, il pressing a tutto campo ha spesso spezzato gli equilibri. Insomma questa Orlandina, che Giovanni Perdichizzi ha fatto giocare assecondandone le naturali caratteristiche, ci ha ricordato - fatte le debite proporzioni - un'altra rivelazione stagionale, i Phoenix Suns guidati da Mike D'Antoni, vincitori a sorpresa della regular season Nba. Una squadra in cui Steve Nash è l'imprendibile Terrell McIntyre, il costruttore dei tempi offensivi asfissianti, ottimo realizzatore e distributore di assist; in cui Amare Stoudemire, possibile Mvp della stagione, è l'immenso Rolando Howell, il vero perno del gioco e del miracolo biancazzurro; in cui Shawn Marion è il fuoriclasse Brian Oliver, l'uomo ovunque, colui che dall'alto di una classe purissima può risolvere, anche a 37 anni, le situazioni più difficili; in cui Quentin Richardson è Ryan Hoover, il “killer silenzioso”, che ben si integra accanto alle stelle, ma che quando serve può vincere le partite da solo con prestazioni-record, come le 12 triple realizzate alla Pepsi Caserta. In pochi mesi si è passati dall'allestimento di una squadra competitiva per la B1, ad una macchina perfetta di Legadue. Un organico che grazie ad un quintetto base bilanciato ha stroncato le velleità di promozione diretta della gloriosa Virtus Bologna che, è bene non dimenticarlo, ha una squadra fortissima, con due big sul perimetro: Corey Brewer e A.J. Guyton. Con l'aggiunta in uscita dalla panchina di un lungo di esperienza come Cristiano Grappasonni, anche da noi invocato (dopo un paio di mesi di campionato) per rafforzare le ambizioni da primo posto, il cerchio si è chiuso e con la continuità di rendimento di Montonati, Caprari e Pilotti, l'Orlandina è diventata la squadra delle meraviglie. Un gioiellino imbattibile, destinato a strappare applausi su tutti i campi, a brillare per cinismo e carattere. Ieri l'apoteosi. Meritata, travolgente, commovente. Che la festa continui, senza dimenticare che per la serie A è necessario l'ampliamento del “PalaFantozzi” e che i lavori, per arrivare nei tempi previsti e senza stress, sarebbe importante iniziassero il 26 aprile, dopo l'ultimo applauso a questa Orlandina da favola. Paolo Cuomo |
Capo d'Orlando, una
notte indimenticabile![]() |
- La Gazzetta del Sud - 15/04/2005 11:01 - Brividi, brividi, infiniti brividi. Sono brividi che tolgono il fiato, brividi che riempiono il cuore, brividi che contagiano i tremila spettatori che più di un'ora prima della gara affollano il PalaFantozzi in ogni ordine di posto. Uomini, donne, bambini, giovani, anziani di Capo d'Orlando e di tutto il comprensorio: non vuole mancare nessuno alla notte delle favole, alla notte che rimarrà per sempre nella storia di un paese intero che attorno ad una palla a spicchi, ad un cesto e ad un gruppo di “eroi” ha costruito una magia bellissima. E così sono applausi, solo applausi, quando arrivano i protagonisti: Oliver passa da un'entrata secondaria, ma al popolo paladino nella notte delle favole non sfugge nulla. Questa volta a spingere il leader di mille battaglie è il mare biancazzurro. Lo accompagnano nello spogliatoio, lo coccolano, lo vogliono “re”, al pari degli altri. Ed è una muraglia biancazzurra quella che accoglie le squadre al momento dell'entrata sul parquet per il riscaldamento e che impedisce a Ferrara di vedere la luce. Un boato tutto per campioni che sanno di non poter deludere e non deludono. Non lo hanno mai fatto, non avrebbero potuto certo farlo nell'occasione più attesa, nella notte dove le stelle di Capo d'Orlando riflettono bagliori bianco e azzurri. Così come non tradisce il “PalaFantozzi”, palcoscenico di mille partite, scrigno di emozioni, dolori del passato e infinite gioie di gioie. Non tradisce dopo essere stato fortino inespugnabile per una stagione intera. Il palasport di piazza Bontempo trema quando il presidente Enzo Sindoni, il condottiero di una squadra imbattibile, alle 19.38 alza le braccia in alto al centro del parquet. Un boato accomuna tremila e più anime che in una notte di metà aprile vivono un sogno chiamato “serie A”. Il palasport trema una seconda volta quando alle 20.27 la squadra va in passerella per la presentazione. Lo speaker urla la gioia di un popolo intero: «Ognuno di noi è testimone, ognuno di noi è protagonista, siamo invincibili perché crediamo nei sogni, perché con la nostra forza il sogno diventa realtà. Non un istante di pausa, non un secondo di silenzio, perché oggi in campo ci siamo anche noi, perché oggi non si gioca solo una partita, perché oggi si scrive la storia. E la storia siamo noi…». Non c'è più aria, Ferrara soffoca in avvio (zero punti nei primi cinque minuti) stretta dalla morsa paladina. È subito festa, fino agli istanti finali quando è l'apoteosi, con una splendida invasione di campo. Tutti al centro del campo, tutti osannati e portati in trionfo. E poi tutti in piazza Matteotti dove, tra la standing ovation della gente, c'è stata la meritata passerella della squadra, mentre venivano proiettate le immagini di un'annata indimenticabili. È la notte della festa, la notte dei sogni, la notte del miracolo. È gioia grande, gioia che ti entra dentro in ogni momento, che unisce persone che forse prima non si sono mai viste. C'è un popolo che non ha alcuna voglia di andare a dormire. Troppa la voglia di brividi lunghi, di emozioni forti, di sbornie. Troppa la paura di svegliarsi e di scoprire che è tutto un sogno. Tranquillo popolo paladino, non è così. Il sogno è realtà. È l'alba di un nuovo giorno. Il sole di Capo d'Orlando oggi è biancazzurro e sta tutto dentro un canestro. Mauro Cucè |
Orlandina, i commenti
alla vittoria![]() |
- La Gazzetta del Sud - 15/04/2005 10:58 - CAPO D'ORLANDO – Esplode l'euforia ed è impossibile entrare anche in sala stampa. «Grazie a questi meravigliosi tifosi - dice il presidente Enzo Sindoni travolto dall'entusiasmo della gente -. Capo d'Orlando firma una pagina storica e non solo a livello sportivo. Abbiamo inseguito questo sogno assieme ai miei collaboratori. Un progetto in cui ho sempre creduto. Anche quando, due anni fa, avevamo conosciuto l'amarezza della retrocessione in B1. In questa fantastica notte il nostro lavoro si è realizzato, quello di Ciccio Venza e Diego Pastori, del nostro eccezionale staff tecnico, con una citazione particolare per il nostro grande allenatore Giovanni Perdichizzi e per questi splendidi giocatori. È una grande festa che l' Orlandina ha sognato sin dal 1996 quando rilevai la società in serie C2, dopo una retrocessione. I sacrifici sono stati ripagati». - In questo momento di gioia collettiva cosa vuol dire per il futuro? «Non è il momento di parlarne ma, certamente, aspettiamo risposte importanti anche da altri, a cominciare da chi deve pensare all'ampliamento del “PalaFantozzi”. Il tempo dei proclami è finito, adesso ci vogliono i fatti. Sindoni ha mantenuto la promessa e questa serie A è il nostro punto di arrivo». Giacca e cravatta finiti chissà dove, coach Giovanni Perdichizzi è in estasi mentre i tifosi lo portano in triondo per il giro di campo. «È stato un anno straordinario - afferma il tecnico barcellonese alla quinta promozione in 12 anni tra Barcellona e Capo d'Orlando - che ci ha visto vincere meritatamente il campionato. Ci siamo imposti in 25 partite su 28, in un torneo difficile ed equilibrato, partendo da outsider e ripescati. L'Orlandina è imbattuta in casa; le uniche tre sconfitte sono arrivate dopo che ce la siamo giocata sino all'ultimo minuto; non ricordo un match dove siamo andati sotto nettamente e nei momenti difficili che, ovviamente, ci sono stati, abbiamo sempre recuperato con il carattere. Volevo un gruppo compatto, capace di dare sempre tutto per recuperare anche una palla a metà campo. Siamo andati oltre perchè credo che abbiamo mostrato una bella pallacanestro, con un gioco vincente e spettacolare». - Hai anche centrato l'obiettivo di ridestare l'entusiasmo in un ambiente un po' demoralizzato dopo due annate negative. «È questa l'altra mia vittoria che si è resa possibile grazie all'operato di questa grande società, del suo straordinario presidente Enzo Sindoni e alla serietà di dirigenti come Venza e Pastori. Ma un ringraziamento va anche ai miei assistenti Coppolino e Ducarello, al preparatore atletico Ferrarotto, allo staff medico e sanitario, al nostro massaggiatore Tatonetti. Tutti, in base al loro ruolo, hanno recitato una parte importante perchè un gruppo vincente non è formato solo dal presidente, dall'allenatore e dai giocatori. Chiaramente l'emozione più grande è stato assistere a questo strepitoso spettacolo di pubblico e a questa esaltazione collettiva». Nel momento della festa, piange di gioia lo storico dirigente Pippo Munafò che ha avuto il merito insieme ad Andrea Giuffrè e al compianto Daniele Di Noto di tenere in piedi, seppur in C2, il nome dell'Orlandina Basket sino all'avvento di Sindoni: «Le lacrime. Non posso non trattenerle. Io sono stato presidente, giocatore, direttore sportivo, segretario, allenatore, persino cassiere ed oggi raggiungo il massimo traguardo». Impossibile raggiungere i giocatori sommersi dall'abbraccio del pubblico. Al volo Brian Oliver dopo il canonico bacio alla moglie che applaude dalla tribuna dice: «È uno dei giorni più belli della mia carriera e l'ho realizzato a 36 anni e con tanta voglia ancora di giocare. Ma di cosa vi sorprendete? Non lo avevo detto al mio arrivo in estate che io ero venuto a Capo d'Orlando per vincere il campionato? Da solo non potevo farlo. Quindi grazie a tutti, al super allenatore, ai compagni, alla società, al nostro eccezionale presidente». Giuseppe Lazzaro |
Orlandina, dal sogno al
trionfo![]() |
- La Gazzetta del Sud - 15/04/2005 10:40 - CAPO D'ORLANDO – Ore 21,58: dolce musica è il cupo suono della sirena che chiude la gara con Ferrara e sancisce l'ingresso dell'Orlandina nell'Olimpo del basket professionistico. L'urlo “Serie A, Serie A” scandito da 3100 tifosi è un inno alla felicità. Gioia incommensurabile in un “PalaFantozzi” pavesato a festa con decine di stelle, metafora dell'irraggiungibile traguardo, sospese lungo il perimetro aereo, quasi a voler incoronare la regina della Legadue, che ha vinto tutto quello che c'era da vincere (campionato e Coppa di Lega), polverizzando anche il record di Reggio Emilia di vittorie consecutive (13): si è già a quota 18, e mancano ancora due turni. Se non sei una squadra galattica, non puoi precedere la Virtus Bologna con una disinvoltura imbarazzante. La partita? Un monologo dei paladini che ipnotizzano gli avversari sin dal salto a due, per poi dilagare, dimostrando di essere superiori nettamente in ogni parte del campo. L'avvio bruciante porta i biancazzurri sul 14-0 a -4'40” del 1. quarto, e bisogna attendere quasi 6' per vedere il primo canestro degli estensi (tripla di Thomas). La differenza la fa l'intensità difensiva: esasperante quella dei biancazzurri con McIntyre e Hoover a caccia di palloni. In attacco l'Orlandina ha poi un super Hoover che chiude il 1. periodo con 3 triplone, mentre i “fucilieri” ospiti hanno le polveri bagnate. Ferrara in crisi anche sotto le plance, con l'evanescente coppia Whisby-Zacchetti dominata dai più reattivi Howell e Montonati. Orlandina al 10' avanti di 14 lunghezze (24-10) a coronamento di una supremazia sottolineata impietosamente dallo scout: 32-2 in valutazione, 12-6 ai rimbalzi, 62% contro 20% nel tiro dal campo. La musica non cambia nella successiva frazione, anche se Ferrara dà lievi segni di ripresa quando si schiera con le seconde linee: il play Rossi infila due “bombe”, mentre il “vecio” Pol Bodetto ed il giovane Maioli lottano sotto le plance. La rimonta ospite si ferma a -9 (29-20) a 4'45”. L'Orlandina riprende saldamente in pugno la partita, grazie anche alla crescita di Howell, finendo con l'irridere l'avversario. Eloquente al riguardo la gestione dell'ultimo possesso prima dell'intervallo: Oliver in palleggio per 18'', chiama il blocco ad Howell e se ne va lungo un'autostrada che porta ad un comodo appoggio a canestro: 41-24 al 20'. Il prosieguo della gara non vede sussulti d'orgoglio degli emiliani che si rivelano spettatori non paganti alla grande festa del basket. C'è spazio solo per le prodezze individuali dei paladini, di fronte ad una folla in delirio: a -3'20” del 3. periodo Howell rischia di far crollare il “PalaFantozzi” con una schiacciata. Ultimo mini-riposo con l'Orlandina a +26 (69-43). Ancora accademia nell'ultimo quarto con Oliver-show che a -5'30” realizza un canestro difficilissimo in avvicinamento, con arresto e tiro in equilibrio precario, e con l'indomito Howell che a 55” stoppa Thomas. Il calvario di Ferrara finisce con 7” di anticipo sulla sirena, con l'invasione di campo del popolo biancazzurro. Fiumi di champagne accompagnano il grido “Serie, A, Serie A”, con Oliver che sibila: “Impossibile is nothing”, niente è impossibile. Walter Mangano |
Club fatto a pezzi Capo
d’Orlando è in A![]() |
- La Nuova Ferrara - 15/04/2005 09:20 - CAPO D’ORLANDO (ME). Apoteosi al PalaFantozzi. La splendida cenerentola Capo d’Orlando vola nell’Olimpo del basket italiano. Da ieri sera la serie A1 è una realtà per il centro siciliano in riva al Tirreno che, infilando la 18ª vittoria consecutiva di questo straripante torneo di Legadue, trova la certezza martematica del salto di categoria a due giornate dalla fine della regoular season. La festa era pronta da tempo, la città e l’intero comprensorio si presentavano come una bottiglia di spumante pronta a saltare agli ultimi rintocchi della notte di Capodanno. Ferrara, reduce dalla brutta batosta contro Sassari, era scesa per la prima delle due trasferta nella Trinacria (domenica giocherà a Trapani), intenzionata a non fare da spettatrice. Ma, al di là delle intenzioni, poco ha potuto la squadra di Dalmonte al cospetto di una formazione, quella di Giovanni Perdichizzi, che ha dominato l’incontro, lasciando da parte la tensione per il risultato che si avvicinava e trovando la giusta concentrazione. Il clima al «PalaFantozzi» è rovente: tremila cuori all’unisono pulsano per i colori biancoazzurri già un’ora e mezza prima della palla a due. In campo, la Carife, risentirà di tale atmosfera, riuscendo a rompere il ghiaccio col canestro addirittura dopo 5’ abbondanti di gioco. Nemmeno ti accorgi, infatti, che è iniziata la partita e già leggi sul tabellone 13-0 Upea, con un micidiale Ryan Hoover a fare 4/4 da tre punti e Brian Oliver che va alla ricerca di tutti i palloni possibili per condurre la sua squadra. Il primo quarto è una passeggiata per l’Upea, al Club manca assolutamente l’apporto di Leo Busca. Dalmonte effettua tre rotazioni di uomini in 10’, ma soltanto nella ripresa, con il buon impatto di Rossi, ottiene un leggero miglioramento da un attacco che ha patito la difesa schierata dell’Upea e lo strapotere di Howell e Montonati in area. Nel secondo periodo, l’Upea viaggia su percentuali di grande regolarità: Grappasonni, ex di turno con McIntyre, contribuisce a dare solidità al reparto arretrato, mentre Williams e Ivory fra gli estensi girano a vuoto. Al riposo lungo la serie A1 di Capo d’Orlando è a più di un passo, ma è nel terzo parziale che i locali mettono il mattone decisivo: quello del trionfo. Oliver sale in cattedra, il +20 è cosa fatta dopo 1’ della ripresa, quindi Rolando Howell suggella con due schiaccioni il momento storico. L’attacco estense prova a scuotersi, ma tardivo è il risveglio di Williams e Ivory. E adesso per il Club la lotta play off si fa dura. Domenica a Trapani gioca una gara praticamente decisiva. |