Il rapporto tra programmazione
e sviluppo economico è tornato, ormai da diversi anni, ad essere
oggetto del dibattito economico-giuridico e
politico-istituzionale. È da tempo in corso il tentativo di mutare
il modo di “fare sviluppo” nelle c.d. aree sotto-utilizzate,
cercando, attraverso la variabile esogena della spesa pubblica, di
intervenire sulle variabili endogene ad un contesto territoriale,
ossia sulle curve di domanda e di offerta. Per far ciò diviene
fondamentale programmare piani di sviluppo economico-sociale,
partendo dalla studio del contesto territoriale, nonché decentrare
quanto più possibile la definizione dei programmi stessi e la
realizzazione degli interventi, responsabilizzando notevolmente
gli enti territoriali (c.d approccio bottom-up).
Concordo con chi (Prof.
I.M. Marino)
sostiene che se lo sviluppo economico costituisce un “valore
pubblico” di per sè, le modalità della sua realizzazione non
possono prescindere dal confronto e dalla valutazione degli
interessi pubblici e privati, e dalla ponderazione con altri
valori pubblici quali l’ “ambiente”, la “sostenibilità dello
sviluppo da parte delle popolazioni immediatamente interessate”,
la “vivibilità del territorio”, il “razionale utilizzo delle
risorse”. L’attività di “programmazione” cioè, deve tendere non
solo a perseguire lo sviluppo economico, ma anche a valutarne le
conseguenze dirette ed indirette, in un contesto di
globalizzazione dei mercati della produzione e della comunicazione
che accresce il bisogno di ricercare nuove sinergie, in grado di
conservare e valorizzare le specificità territoriali ed
imprenditoriali.
Insomma, credo si possa
così sintetizzare l’attività di programmazione dello sviluppo
economico: cogliere le istanze di un territorio, trasformarle in
progetti “sostenibili” sotto i diversi profili
socio-economico-ambientali, individuare le fonti di finanziamento.
Lo stanziamento di risorse, per altro, è necessario ma non
sufficiente per la concreta azione di incentivazione dello
sviluppo: fondamentale è infatti avere anche ottime capacità
programmatiche ed attuativo-gestionali degli interventi (bisogna,
in sostanza, “sapere spendere” le risorse).
In questo quadro dobbiamo chiederci come le “nostre”
amministrazioni locali affrontino, al di là delle retoriche
dichiarazioni di principio di seminari, convegni e conferenze
stampa, il tema della programmazione dello sviluppo. Nessuno (per
carità!) è in possesso della “bacchetta magica” ed è vero che le
nostre zone devono superare grosse difficoltà strutturali, ma
ritengo che proprio alla luce di tali problemi sia indispensabile
che l’azione amministrativa degli enti territoriali del
comprensorio smetta di “navigare a vista”, senza il giusto
contemperamento tra esigenze di breve e di medio-lungo periodo che
solo un’attenta e coerente definizione di strumenti di
programmazione territoriale (ad esempio piano regolatore generale
e piani particolareggiati vari) ed economico-finanziaria (bilancio
previsionale annuale e triennale) può garantire. Non dimentichiamo
infatti, che i detti strumenti non possono più, come forse è
accaduto in passato, essere concepiti per rispondere solo a
esigenze di controlli di regolarità giuridico-formale degli atti
amministrativi, poiché è ormai assodato che siano momenti
essenziali del processo di programmazione del divenire di un
contesto territoriale. Di ciò, prima o poi, tutti nelle realtà
locali dovremo prendere atto e lo faremo cominciando a concedere
più spazio, sia nei dibattiti che soprattutto nell’azione di
consigli e giunte comunali e provinciali, alla definizione dei
contenuti, e magari all’approvazione, nel rispetto dei tempi
istituzionali previsti, degli atti di programmazione
economico-territoriale. Consapevole che vanno bene le
dichiarazioni di principio sui problemi ma che bisogna darvi poi
seguito individuando soluzioni su “come” risolverli, su questi
aspetti torneremo ancora nelle prossime settimane, nella speranza
anche (perché no) che nel frattempo qualche animo illuminato
voglia unirsi al dibattito, con segnalazioni di azioni, casi
concreti, proposte, persino critiche a questo articolo: parliamo
del futuro del nostro territorio!
giancarlo.lopresti@siciliamercato.it
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