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Telecomando e democrazia
di Giancarlo F. Lo Presti

 

Quante volte, negli ultimi mesi (se non anni), guardando certi programmi in TV ho provato un senso di disagio e ho esercitato il più elementare dei diritti di libertà garantiti dal nostro sistema democratico, nonché allo stesso tempo uno dei più facili da realizzare ed esercitare: usare il telecomando e cambiar canale!

Ritengo (ma sto per dire un’ovvietà!) che la libertà di espressione, in tutte le sue forme, costituisca l’elemento fondamentale di un sistema democratico. Altrettanto ovvio non mi sembra, nel nostro Paese, che quanto detto valga per chiunque eserciti detta libertà, da sinistra (anche estrema) a destra (anche estrema), né che vi sia la necessaria intransigenza (corollario della libertà di espressione) nell’affrontare le manifestazioni di violenza,  di opposizione “fisica” o peggio, i comportamenti che minacciano l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini di una comunità; ma questo è un altro discorso...

Con riferimento alla libertà di espressione, per così dire, “televisiva”, è all’ordine del giorno il dibattito sulla satira politica. Non darei per scontato che non sia possibile  individuarne il confine con l’attività di lesione dell’immagine e di offesa delle persone verso cui si indirizza: un conto è infatti ironizzare, schernire, fare la caricatura di un personaggio (cosa che costituisce una forma d’arte da 2000 anni!), un conto è presentare come verità, dinanzi a milioni di persone, delle opinioni personali, o formulare illazioni e costruire teoremi, forzando spesso la realtà dei fatti e facendo scadere la detta forma d’arte in “para-comizi” elettorali, di basso livello per altro. Ma anche quando ciò accade, fatto salvo il sacrosanto diritto di coloro che si ritengono personalmente lesi (teorico, visti i paradossali effetti controproducenti che potrebbe avere tale azione nel sistema sociale in cui viviamo) di adire le competenti autorità, ritengo che il fenomeno sia fisiologico ad un sistema democratico, proprio perché è connesso alla libertà di espressione di cui parlavo. Tale libertà, tuttavia, va sempre garantita anche a chi la pensa diversamente…

Ciò che gli spettatori hanno il diritto di fare (ed è questa l’essenza della democrazia), soprattutto quando, come me (e non ho timore nel dirlo…), si sentono offesi, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, da chi, ormai da troppo tempo e troppo convintamente, afferma in TV che al momento ci troviamo nel pieno di una dittatura politica, è pigiare un pulsante del telecomando e cambiare canale! Senza volere compiere l’errore di fare di tutta l’erba un fascio, dovremmo avere, a mio avviso, un più alto senso critico nel valutare le trasmissioni televisive cui assistiamo, e non accettare passivamente tutto ciò che ci viene propinato.

L’unico regime totalitario che, scherzosamente, riesco ad individuare oggi in Italia è solo quello di questa pseudo-satira politica: non si riesce infatti a guardare in TV programmi che un tempo trattavano del campionato di calcio, né cabaret o varietà di ogni genere, né persino talk-show di attualità, senza imbattersi continuamente in monologhi e battute su personaggi politici. Oltre che avere qualcuno che ricorda e fa riflettere, anche nel far sorridere, sulle cose sbagliate fatte da governanti e governati o sui problemi sociali gravemente e colpevolmente dimenticati, vorrei anche si potesse seguire, senza essere bombardati con argomenti poco o per nulla inerenti, le vicissitudini della propria squadra del cuore o ridere sulla sua sconfitta e vittoria o su qualunque altro aspetto della nostra vita quotidiana, rilassarsi con un po’ di spettacolo o analizzare, senza troppo “filtro”, e criticare magari, fatti ed opinioni che  vengano presentati con la giusta pacatezza e necessaria dose di imparzialità. Per raggiungere l’obiettivo potremmo cercare quotidianamente di sfruttare le potenzialità di quello che, senza ironia, reputo uno strumento ad elevatissima carica democratica: il telecomando! La libertà in genere infatti, e dunque anche quella di espressione in particolare, può essere intesa sia in senso attivo che passivo: ci si deve cioè sia potere esprimere, che potere sottrarre ad assistere alla espressioni altrui, senza minimamente impedirle o limitarle.

Riflettiamo e dubitiamo sempre e comunque, lettori, sull’effettivo esercizio, attivo e passivo, che facciamo ogni giorno della libertà, visto che (grazie a Dio!) la democrazia in cui viviamo,  ce ne dà la possibilità!
  

giancarlo.lopresti@siciliamercato.it

  


 

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