Quante volte, negli ultimi mesi (se
non anni), guardando certi programmi in TV ho provato un senso di
disagio e ho esercitato il più elementare dei diritti di libertà
garantiti dal nostro sistema democratico, nonché allo stesso tempo
uno dei più facili da realizzare ed esercitare: usare il
telecomando e cambiar canale!
Ritengo (ma sto per dire un’ovvietà!)
che la libertà di espressione, in tutte le sue forme, costituisca
l’elemento fondamentale di un sistema democratico. Altrettanto
ovvio non mi sembra, nel nostro Paese, che quanto detto valga per
chiunque eserciti detta libertà, da sinistra (anche estrema) a
destra (anche estrema), né che vi sia la necessaria intransigenza
(corollario della libertà di espressione) nell’affrontare le
manifestazioni di violenza, di opposizione “fisica” o peggio, i
comportamenti che minacciano l’ordine pubblico e la sicurezza dei
cittadini di una comunità; ma questo è un altro discorso...
Con riferimento alla libertà di
espressione, per così dire, “televisiva”, è all’ordine del giorno
il dibattito sulla satira politica. Non darei per scontato che non
sia possibile individuarne il confine con l’attività di lesione
dell’immagine e di offesa delle persone verso cui si indirizza: un
conto è infatti ironizzare, schernire, fare la caricatura di un
personaggio (cosa che costituisce una forma d’arte da 2000 anni!),
un conto è presentare come verità, dinanzi a milioni di persone,
delle opinioni personali, o formulare illazioni e costruire
teoremi, forzando spesso la realtà dei fatti e facendo scadere la
detta forma d’arte in “para-comizi” elettorali, di basso livello
per altro. Ma anche quando ciò accade, fatto salvo il sacrosanto
diritto di coloro che si ritengono personalmente lesi (teorico,
visti i paradossali effetti controproducenti che potrebbe avere
tale azione nel sistema sociale in cui viviamo) di adire le
competenti autorità, ritengo che il fenomeno sia fisiologico ad un
sistema democratico, proprio perché è connesso alla libertà di
espressione di cui parlavo. Tale libertà, tuttavia, va sempre
garantita anche a chi la pensa diversamente…
Ciò che gli spettatori hanno il
diritto di fare (ed è questa l’essenza della democrazia),
soprattutto quando, come me (e non ho timore nel dirlo…), si
sentono offesi, indipendentemente dalle proprie convinzioni
politiche, da chi, ormai da troppo tempo e troppo convintamente,
afferma in TV che al momento ci troviamo nel pieno di una
dittatura politica, è pigiare un pulsante del telecomando e
cambiare canale! Senza volere compiere l’errore di fare di tutta
l’erba un fascio, dovremmo avere, a mio avviso, un più alto senso
critico nel valutare le trasmissioni televisive cui assistiamo, e
non accettare passivamente tutto ciò che ci viene propinato.
L’unico regime totalitario che,
scherzosamente, riesco ad individuare oggi in Italia è solo quello
di questa pseudo-satira politica: non si riesce infatti a guardare
in TV programmi che un tempo trattavano del campionato di calcio,
né cabaret o varietà di ogni genere, né persino talk-show di
attualità, senza imbattersi continuamente in monologhi e battute
su personaggi politici. Oltre che avere qualcuno che ricorda e fa
riflettere, anche nel far sorridere, sulle cose sbagliate fatte da
governanti e governati o sui problemi sociali gravemente e
colpevolmente dimenticati, vorrei anche si potesse seguire, senza
essere bombardati con argomenti poco o per nulla inerenti, le
vicissitudini della propria squadra del cuore o ridere sulla sua
sconfitta e vittoria o su qualunque altro aspetto della nostra
vita quotidiana, rilassarsi con un po’ di spettacolo o analizzare,
senza troppo “filtro”, e criticare magari, fatti ed opinioni che
vengano presentati con la giusta pacatezza e necessaria dose di
imparzialità. Per raggiungere l’obiettivo potremmo cercare
quotidianamente di sfruttare le potenzialità di quello che, senza
ironia, reputo uno strumento ad elevatissima carica democratica:
il telecomando! La libertà in genere infatti, e dunque
anche quella di espressione in particolare, può essere intesa sia
in senso attivo che passivo: ci si deve cioè sia potere esprimere,
che potere sottrarre ad assistere alla espressioni altrui, senza
minimamente impedirle o limitarle.
Riflettiamo e dubitiamo sempre
e comunque, lettori, sull’effettivo esercizio, attivo e passivo,
che facciamo ogni giorno della libertà, visto che (grazie a Dio!)
la democrazia in cui viviamo, ce ne dà la possibilità!
giancarlo.lopresti@siciliamercato.it
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