L’Africa sembra davvero lontana, quasi uno scenario surreale
immaginato o visto in Tv…fino a quando non ti capita di
incontrare qualcuno che, lasciando il ben più comodo, sano
e tecnologicizzato continente europeo, ha fatto di una delle
terre più povere al mondo, la sua patria.
Follia, filantropia, ricerca di un senso da dare alla vita, fede,
bisogno di darsi agli altri, risposta ad una chiamata di
Dio, sono tante le motivazioni che spesso appiccichiamo a
questa o a quell’altra persona di cui abbiamo letto, o di
cui ci hanno parlato. Quando però accade di incontrarne
personalmente qualcuna, si comincia, forse, a tacere e ad
ascoltare, a contemplare, a mettersi un po’ in questione,
in subbuglio.

Proprio in questi giorni, Maria Pia Reggi, una dottoressa di
origine emiliana, sta visitando vari paesi del comprensorio,
e sta incontrando soprattutto moltissimi giovani, per
lanciare a tutti un appello alla solidarietà, alla
condivisione.
La
Reggi è uno dei membri dell’Associazione Missionaria
Internazionale, nata nel 1989 a Faenza, con la finalità di
“Testimoniare l’amore di Dio Padre che si prende cura di
tutti i suoi figli, con una speciale predilezione per i più
poveri ed emarginati”.
L’associazione
è composta, oltre che dalle missionarie, da laici, diaconi
e sacerdoti e opera, in diverso modo in Italia, India,
Tanzania, Eritrea.
Proprio
in Eritrea, l’AMI, negli ultimi nove anni, ha realizzato
un ospedale con 37 posti letto, il Digsa Health Center, ove
si attua un costante servizio di assistenza medica,
educazione sanitaria, prevenzione, per gli oltre cinque
milioni di persone che sopravvivono in condizioni di povertà
estrema, aggravata dalla recente guerra con la confinante
Etiopia.
La
struttura è potuta sorgere grazie all’apporto di numerosi
volontari che hanno messo a disposizione il loro tempo, le
loro forze e competenze perché sorgesse un’oasi di
speranza e di vita laddove c’era solo deserto, povertà,
fame e guerra.
Fra
i membri missionari dell’ospedale c’è anche una nostra
conterranea, la dottoressa Antonietta Zampino, originaria di
Patti.
E’
incredibile vedere le immagini di un piccolo gioiellino che
riesce a migliorare la vita a tante persone, soprattutto a
migliaia di bambini, salvati dalla malnutrizione e dalle
malattie tipiche di questi luoghi. Al Digsa Health Center è
possibile fare interventi chirurgici,
utilizzare
alcune macchine fondamentali per un ospedale, grazie a chi
è riuscito a fare arrivare la corrente elettrica in pieno
deserto, realizzando un impianto di pannelli solari o,
grazie a chi ha contribuito a non far mancare l’acqua,
costruendo un indispensabile e preziosissimo pozzo.
Attualmente il Governo dell’Eritrea ha affidato alle
missionarie ben 14 villaggi. Sono tantissime le persone di
cui la missione è responsabile, dal punto di vista
sanitario e non solo.

Certamente le forze non sono commisurate ai
bisogni, però, tanta gente aiuta concretamente e in vario
modo le missionarie.
Intanto parallelamente all’ospedale,
costruito impiegando, quasi stimolando, anche la poca
manodopera locale, sono nate le prime case che, in alcuni
villaggi, stanno, via via, sostituendo le vecchie capanne.
Ma la povertà è davvero tanta, aggravata
dalla guerra e dalla siccità che accrescono il numero dei
bambini e degli adulti in condizioni di gravissima
malnutrizione, mentre dilagano la Tbc e l’Aids.
Per questo le missionarie continuano a
ripetere gli appelli alla solidarietà: ognuno può dare
tantissimo, anche con piccoli gesti concreti.
La guerra, infatti, ha portato via numerosi
operatori sanitari dell’ospedale, chiamati alle armi. La
svalutazione della moneta locale ha aumentato del doppio il
costo della vita, e gli stipendi degli operatori che hanno
famiglie da mantenere non sono sufficienti, data la
remunerazione troppo bassa. Per questi motivi, l’AMI
propone a quanti volessero dare una mano per migliorare la
situazione, di adottare un operatore sanitario, per
sostenere l’ospedale di Digsa e dare la possibilità alla
gente di curarsi, come è il diritto di ogni uomo.

Per saperne di più su questa e altre
iniziative Clika
qui e soprattutto metti a disposizione ciò che hai e ciò
che sei…potrebbe essere già un piccolo grande passo in
avanti per migliaia di persone.
Katia Mammana
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