Che
quelli veri, però, le orecchie intendo, fossero del tutto
efficienti se ne nutriva un altissimo dubbio poichè era noto il Suo
averli immolati nei sette anni di servizio militare trascorsi in
zona d'operazione, anche se, per i più era un escamotage per un uso
autarchico dell'udito.
Insomma,
il Cav. Vincenzo Marano, per gli studenti universitari del
"Circolo Aurora" (sodalizio in cui lavorò per oltre
25 anni) sentiva e non sentiva a seconda della Sua convenienza.
Qualche
altra cosa ancora lasciava perplessi, ma su questa non ci si
soffermava più di tanto.
Si
sapeva che nei tanti anni di Sua militanza nel campo dolciario,
aveva ottenuto un "Cavalierato del Gelato", ma di
quell'altro, di cui Lui ne andava orgoglioso, non se ne conoscevano
le origini, anzi si aveva l'impressione che costituisse il Suo
ultimo colpo di coda alle avversità della vita.
Ciò
nonostante, solidali, se ne riconosceva la validità tanto che il
Cavaliere Marano era Cavaliere per tutti: punto e basta!
Malgrado
la Sua dignità fosse segnata da rapporti non sempre
"paritari", conservava un carattere che definire docile
potrebbe apparire riduttivo. Non aveva impennate, nè scatti
d'ira, non serbava rancore sacrificando ciò che costituiva
gratuita "violenza" sull'altare di una disponibilità
senza confine, sempre: di notte e di giorno, di Pasqua e di Natale.
Probabilmente,
il Suo "tallone d'Achille" era la curatissima, corvina,
linettata chioma, ma se ne aveva, tuttavia, la massima
considerazione per questa Sua unica debolezza a cui dedicava i Suoi
ritagli di tempo e di cui ne era oltremodo geloso.
Uomo
dalle tantissime attività, utilizzava i giorni di licenza quale
dipendente dell'Ufficio del Registro, indossando la divisa di
cameriere con fascia elastica e nera farfalla, sul palcoscenico di
feste nuziali che lo videro sin da giovane un vero protagonista.
Non
sfuggì neanche all'ineluttabile via del mare, quale segno del
destino, pescando nella buona stagione e piegando l'esile schiena
sotto pesanti sacchi, nei freddi mesi invernali.
Ma
il Suo fiore all'occhiello restò sempre la costituzione
dell'Associazione Combattenti e Reduci che resse con la
collaborazione del compianto prof. Micale, di cui ne andava
particolarmente fiero.
Restituì
l'anima a Dio nel 1985, a 66 anni, lasciando ai Suoi figli, come
insegnamento , il Suo esempio.
Tano Raneri
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