Gli Scritti

 

 

 

 

Torna alla prima pagina di
Tano Raneri

 

 

 

 

 

 

Home
E.mail

 

Per non dimenticare...

ANTONINO CONTE

ferroviere

 

Aveva un Suo particolare modo di presentarsi, non certo per protagonismo, ma per una Sua insolita maniera di interpretare un lavoro che gli era entrato nella mente e nel cuore e che per il signor Conte costituiva la realizzazione di un modo di "essere".

Per quest'attaccamento al dovere, dunque, solo i familiari potrebbero aver memoria di godute ferie, giacchè, per i più, il solo immaginare la stazione ferroviaria senza di Lui poteva equivalere alla piazza alberata (Duca degli Abruzzi ) priva dei suoi sedili circolari.

Nessuna particolare motivazione per quest'immaginario, ma, più semplicemente,  un rifugio nell'immaginare un estraneo pubblico ufficio con addetti particolarmente comprensivi. Ed il signor Conte, per la Sua bonomia, per la Sua garbata disponibilità rappresentava, a pieno titolo, la personificazione di questo intimo altrui bisogno.-

Brevilineo quanto basta, di corporatura asciutta, di Lui si ricordano le "giravolte" a scatto con sussidio d'assestata sinistra estremità inferiore sul muro per azionare il dispositivo manuale del "disco" ( il via libera al treno in arrivo) costituito da un puleggione dai grandi fori, con congegno bloccante a manubrio. Ed ogni volta, che il rituale avesse nuovi o vecchi spettatori, il nostro "operatore", al novello suono del campanello, cercava consenso tra gli astanti, defilandosi svelto, non prima del Suo inimitabile "fischio" di servizio.

Bisogna subito chiarire, a scanso di equivoci, che il signor Conte disponeva di ambedue  gli inferiori che utilizzava per le tante esigenze della vita, ma non per azionare il "via libera"  lato Messina meno gravoso per via della lunga galleria.

Era il tempo degli "scambi" azionati a mano e raggiungibili a piedi con incerti passi tra sparsi ciottoli e ragnatele di rotaie, sia che il sole picchiasse forte o che il diluvio imperversasse sulla terra. Era il tempo di saldi ed inviolabili principi per cui il godere di un lavoro sicuro costituiva, più che un privilegiato, personale feudo, un costante e gravoso diuturno impegno. E per questo Nino Conte ne pagò anche le conseguenze, lasciandovi nello Scalo FS le Sue gambe che si arcuarono, procurandoGli sofferenze che nascose a conniventi dirigenti.-

Finchè, come per tutti, raggiunto il traguardo della pensione, fu restituito alla famiglia e ad una fida bicicletta che gli offriva uno "strappo" verso l' "antico amore".

Questo mondo lo perse, ma non il ricordo di molte generazioni di pendolari studenti, nel 1975 a 78 anni d'età.-

                                                                                     

Tano Raneri