Per quest'attaccamento al dovere, dunque, solo i familiari
potrebbero aver memoria di godute ferie, giacchè, per i più, il solo
immaginare la stazione ferroviaria senza di Lui poteva equivalere alla piazza
alberata (Duca degli Abruzzi ) priva dei suoi sedili circolari.
Nessuna particolare motivazione per quest'immaginario, ma, più
semplicemente, un rifugio nell'immaginare un estraneo pubblico ufficio con
addetti particolarmente comprensivi. Ed il signor Conte, per la Sua bonomia, per
la Sua garbata disponibilità rappresentava, a pieno titolo, la personificazione
di questo intimo altrui bisogno.-
Brevilineo quanto basta, di corporatura asciutta, di Lui si
ricordano le "giravolte" a scatto con sussidio d'assestata sinistra
estremità inferiore sul muro per azionare il dispositivo manuale del
"disco" ( il via libera al treno in arrivo) costituito da un
puleggione dai grandi fori, con congegno bloccante a manubrio. Ed ogni volta,
che il rituale avesse nuovi o vecchi spettatori, il nostro
"operatore", al novello suono del campanello, cercava consenso tra gli
astanti, defilandosi svelto, non prima del Suo inimitabile "fischio"
di servizio.
Bisogna subito chiarire, a scanso di equivoci, che il signor
Conte disponeva di ambedue gli inferiori che utilizzava per le tante
esigenze della vita, ma non per azionare il "via libera" lato
Messina meno gravoso per via della lunga galleria.
Era il tempo degli "scambi" azionati a mano e
raggiungibili a piedi con incerti passi tra sparsi ciottoli e ragnatele di
rotaie, sia che il sole picchiasse forte o che il diluvio imperversasse sulla
terra. Era il tempo di saldi ed inviolabili principi per cui il godere di un
lavoro sicuro costituiva, più che un privilegiato, personale feudo, un costante
e gravoso diuturno impegno. E per questo Nino Conte ne pagò anche le
conseguenze, lasciandovi nello Scalo FS le Sue gambe che si arcuarono,
procurandoGli sofferenze che nascose a conniventi dirigenti.-
Finchè, come per tutti, raggiunto il traguardo della pensione,
fu restituito alla famiglia e ad una fida bicicletta che gli offriva uno
"strappo" verso l' "antico amore".
Questo mondo lo perse, ma non il ricordo di molte generazioni di
pendolari studenti, nel 1975 a 78 anni d'età.-
Tano Raneri
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