Nino
Orlando (mi sia consentita la confidenza), regnava, dunque,
su questa angusta parte della nascente Capo d'Orlando,
affidando il propri "decreti" alla Sua viva voce,
spesso rauca, perchè le Sue disposizioni raggiungessero i
legittimi destinatari, ovunque, nel quartiere.
C'è
chi osa asserire che era un Suo modo istintivo di marcare i
confini del Suo protettorato, ma, volendo accordargli il
beneficio dell'inventario, bisogna anche riconoscere che
particolari situazioni, che senso d'altruismo e valori
d'altri tempi non Gli permisero d'archiviare, Lo resero, più
che un "procubo" (licenza poetica,leggi: monarca),
una vittima predestinata.
Al
signor Nino Orlando, burbero benevolo per necessità, non
mancava, in vero, una grande sensibilità giacchè una
moltitudine di persone gravitava sulle Sue molteplici
attività, ereditate da destini dolorosi e da vicende
familiari da Lui assunte, ancora giovanetto, come obblighi
d'onore.
Due
Suoi tanti sbocchi commerciali sono strettamente legati alla
infanzia di chi scrive, costretto a frequentare la prima
elementare da quelle parti. Una pungente esalazione di pesce
ed un tanfo" di " cucuddu" (baco da seta) in
cottura mi riportano indietro nel tempo di fronte ad un
ragazzino "furioso", di nome Francesco (o,
meglio:Ciccio) , che, sull'esempio del padre, marcava il suo
territorio affidandosi, invece, ad una sibilante verga.Ma ciò
che più mi coinvolge in questo mio ricordare il signor
Orlando è la gestione, assieme alla moglie, del, non meglio
definito, "Funnicu". Una sorta di albergo
dove i viandanti dell'epoca ricevevano in dotazione, per una
notte, qualche metro di un grande vano privo di scomparti,
in cui trovavano alloggio, con loro, anche cavalli e
carretti.-
Si
racconta racconta che da questi mezzi di trasporto,
appunto, scendesse sull' "Impresa Orlando" un
incessante rivolo di cereali che don Nino smistava per le
Eolie in cambio di capperi e malvasia. Si dice che una
fiorente attività del "pesce salato" destinato al
Nord Europa e del "fresco" offerto all' hinterland
trasportato su una vecchia "Torpedo", ora cabinata
"Dooge". Si narra, ancora, di un negozietto di
generi alimentari sul cui prospetto fioriva, durante le
fiere, una fronda di limone con luce rossa e cartello
"Qui si fa da mangiare" e di una focacceria sul
retro ( la prima di tutti i tempi), per i giovani dell'
epoca.- Ma, sopratutto, di Lui voglio far memoria, di don
Nino Orlando, uomo laborioso ed onesto che il buon Dio volle
alla Sua corte a 55 anni, nel 1962, perchè riposasse,
almeno, nella Gloria dei Cieli.-
Tano Raneri
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