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Attualità

L’appello del Papa davanti a migliaia di bambini: 
«È segno della fede in Dio» 

«Il presepe fa parte della nostra cultura»
CITTÀ DEL VATICANO - Papa Wojtyla è un amante del presepe: è il primo, tra i Pontefici, a farne costruire - dal 1982 - uno gigante in piazza San Pietro e ieri all’«Angelus» ha difeso la «tradizione del presepe», come elemento di «cultura» e di «arte», ma «soprattutto» come «segno di fede in Dio». Giovanni Paolo non ha accennato alla polemica, che dura in Italia da un paio di settimane, sui presepi nelle scuole. Ha parlato solo in positivo, senza allusioni agli argomenti di chi è contrario, per ragioni di «laicità», o per rispetto nei confronti degli appartenenti ad altre religioni. Ma è evidente, nella scelta delle parole, che Wojtyla conosce quella polemica e intende dire la sua anche su questo argomento. Del resto, un’uscita in materia era quasi obbligata, stante la tradizione del Papa che - la terza domenica d’Avvento - benedice i «bambinelli», cioè le statuine di Gesù bambino, portate in piazza San Pietro dai ragazzi delle parrocchie. In piazza c’era infatti una vivace animazione, con migliaia di piccoli che avevano appena cantato «Tu scendi dalle stelle» e alzavano le statuine verso la finestra del Papa.
«Si avvicina la festa del Natale - ha iniziato a dire Giovanni Paolo - e in molti luoghi è già in allestimento il presepe, come qui in piazza San Pietro». Era di buon umore, Wojtyla, ed ha accompagnato queste parole con un deciso gesto della mano, dall’alto verso il basso, per indicare il presepe in allestimento davanti all’obelisco. «Piccolo o grande, semplice o elaborato, il presepe - ha continuato il Papa - costituisce una familiare e quanto mai espressiva rappresentazione del Natale. È un elemento della nostra cultura e dell’arte, ma soprattutto un segno di fede in Dio, che a Betlemme è venuto ad abitare in mezzo a noi». Infine l’invito a prepararsi al gesto tradizionale della benedizione delle statuine: «Come ogni anno, tra poco benedirò i bambinelli, che nella Notte Santa verranno collocati nei presepi, dove si trovano già Giuseppe e la Madonna, silenziosi testimoni di un sublime mistero».
La folla dei bambini era curiosa di vedere il presepe in costruzione, ma la struttura della capanna era ancora completamente coperta da teli e pannelli di compensato. L’albero - invece - era già decorato con globi e nastri, benché ancora spento. L’abete di 110 anni di vita e alto 32 metri verrà «acceso» mercoledì pomeriggio, alla presenza dei sindaci della Val Rendena e delle autorità della Provincia di Trento che quest’anno ne sono i donatori. Il presepe invece verrà «scoperto» il pomeriggio della vigilia di Natale.
Anche l’albero, come il presepe, è stato Wojtyla a introdurlo in piazza San Pietro. Altra novità voluta da questo Papa nell’arredo della piazza: un’immagine della Vergine con il Bambino, figurata a mosaico su un angolo del Palazzo Apostolico. Si direbbe che il Papa polacco abbia voluto - con queste scelte - andare incontro al gusto popolare.
Sulla questione dei presepi nelle scuole erano già intervenuti il cardinale Camillo Ruini - con una dichiarazione al Tg1, mercoledì scorso, durante la diretta per la visita del Papa a piazza di Spagna - e l’arcivescovo Agostino Marchetto, durante una conferenza stampa riguardante l’atteggiamento della Chiesa sull’immigrazione. Ambedue avevano difeso la tradizione del presepe nelle scuole, definendo «radicalmente sbagliate» (Ruini) e «cedimenti alla secolarizzazione» (Marchetto) le decisioni, affiorate qua e là, in varie località del Centro e del Nord, di eliminare presepi, canti e recite natalizie nelle scuole.

Luigi Accattoli


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