
Un grandissimo successo di pubblico tanto che doveva
chiudere i battenti il 22 ed invece si allungherà sino al 31
agosto. E' la mostra "TANO CUVA, ANIMA DI CAPO D'ORLANDO" (nella
foto sopra la locandina), in corso di svolgimento alla
Pinacoteca comunale di via Del Fanciullo e dove si può ammirare
tutto quello che ha dipinto e contorniato il compianto TANO CUVA
(nella foto sotto), personaggio unico, eccezionale e che ha
veramente fatto la storia della città. Il commento sotto
all'iniziativa, al ricordo del collega TANO (era un giornalista
per chi non lo sapesse) e al giornale "Orlando e i Paladini" (al
quale collaborarono l'architetto FRANCO SPATICCHIA, l'attuale
assessore al turismo ANTONIO LIBRIZZI ed ELIO INGRILLI', detto "Pelè")
è affidato proprio al collega giornalista FRANCO SPATICCHIA,
allora (era il 1977), studente universitario a Palermo...
Parliamo degli anni fine ’70 e inizi ’80. Per
intenderci, i nati nel 1976, ad esempio, oggi hanno 30 anni;
coloro che erano amministratori allora, oggi sono tutti in
pensione. Molti di coloro che si interessavano alle faccende
orlandine, oggi continuano ad essere impegnati in politica,
nell’associazionismo, nelle professioni; chi non era
interessato alla vita sociale, culturale e artistica, allora,
in buona parte lo continua ad essere anche adesso… Noi che
“c’eravamo”, che eravamo in prima fila, abbiamo il compito
di ricordare.
Tanti non ci sono più; di molti nessun ricordo. Tano,
il “Barone Cuva”: impossibile dimenticarlo. Anzi, al
contrario, è un dovere renderlo sempre presente e non come
memoria, ma come storia.
Egli entra a pieno titolo nella storia di Capo
d’Orlando perché il suo passaggio nel tempo è stato
caratterizzato da un proliferare di iniziative che con gli
anni sono diventati: “segno”, testimonianza, lezioni di vita:
per chi l’ha conosciuto, per chi l’ha frequentato e anche per
chi ne ha soltanto sentito parlare.
A noi, in questa sede, il compito di ricordarlo come
animatore, editore e direttore dell’”Orlando e i Paladini”, il
primo Giornale murale in bacheca a Capo d’Orlando. Chi non ha
vissuto quei tempi, difficilmente comprenderà cosa ha potuto
rappresentare quel “foglio” (doveva essere necessariamente…
“di colore diverso ogni settimana”) che, puntualmente, a
tutti i costi… “deve uscire per forza ogni sabato”
(diceva a chi, della redazione, gli poneva delle difficoltà),
era diventato un appuntamento fisso, atteso da tutti gli
“addetti ai lavori”, dalla così detta: "intellighenzia"
orlandina.
Allora, parliamo del 1977, non c’era l’emittente
televisiva locale. Le informazioni importanti, le critiche al
“Palazzo”, le contestazioni pubbliche, il dibattito sui grandi
temi e persino le campagne di sensibilizzazione e le denunce
al nascente e crescente abusivismo, passavano dall’”Orlando e
i Paladini”.
Capo d’Orlando aveva il suo difensore civico, il suo
osservatorio culturale, il suo presidio etico: il suo Orlando
e i suoi Paladini. Inutile dire chi fosse Orlando, mentre dei
paladini parleremo più avanti.
L’Enoteca del Capo era il punto di riferimento e di
raccolta. Non so se Tano avesse associato all’enoteca la
redazione o se avesse camuffato la redazione da enoteca. In
altre parole, non si capiva più quale fosse l’attività
prevalente svolta in quei locali di via XXVII Settembre, dato
che a frequentarla, sì, erano in tanti, ma ad acquistare i
vini, in cinque anni, ne ho visti veramente ben pochi.
Fra lo scafo da motonautica, trofei vari, foto che lo
ritraevano sui set cinematografici e con attrici e attori
famosissimi, con annesso piccolo laboratorio fotografico
ricavato nel bagnetto con accesso dall’ufficio, con la
scrivania stracolma di carte di tutti i tipi e per tutte le
necessità, l’Enoteca del Capo continuava comunque a produrre
il suo settimanale murale.
Puntualmente, ogni venerdì sera, all’arrivo del treno
da Palermo, Tano aspettava il grafico, Franco (studente in
architettura), con pennarelli pronti e indicazioni precise
sugli spazi da “chiudere”, i titoli da caratterizzare, le
vignette o le caricature da realizzare, qualche articolo da
aggiungere. Il grosso era stato già concepito durante la
settimana insieme ad Antonio (il professore) e Elio (Pelè) che
era aggiornato su tutto.
La favolosa avventura dell'"Orlando e i Paladini",
andando avanti, si trasformò in qualcosa di più impegnativo
che non riguardava soltanto il giornale murale. Fra un
bicchiere di vino ed un’acqua tonica, il laboratorio
permanente di idee e di proposte partoriva iniziative di
successo che coinvolgevano la comunità intera. Furono gli anni
della “Segheria Micale”, del “Centro Documentazioni Arti
Visive”, dei Murales, della gloriosa Pro Loco Orlandina e
persino di “Ritorna la Cesarina” e degli annuali “pesci
d’aprile”.
Ma scherzi a parte, con il giornale si faceva sul
serio. Una delle più importanti campagne-denunce fu quella
condotta contro l’abusivismo, in quegli anni nascente e
subito dilagante. “SIAMO UN PAESE DI FUORILEGGE” rappresentò
il momento più elevato e significativo della lotta agli
speculatori che avevano avviato, in maniera sistematica, il
“massacro” del territorio. E se la denuncia costante
dell’Orlando e i Paladini non servì a bloccare
l’imbarbarimento civile ed urbanistico di Capo d’Orlando, a
qualcosa servì, come scrisse Nino Damiano, nel 1981, nella
prefazione all’omonimo libro edito dalla Pungitopo: “Siamo un
paese di fuorilegge” :…”Ma sarà poi vero che tale battaglia
è stata interamente perduta? Forse no, a giudicare, anziché
dalle cose accadute, dalle cose che potevano essere e non sono
state: alludo ai grattacieli che, tra una sanatoria e l’altra,
potevano sorgere come funghi…”
Il dibattito sul Piano Regolatore Generale “Calandra”
fu un altra significativa occasione per anteporre agli
interessi di pochi gli interessi di una città in espansione
che a parole tutti dicevano di amare ma che nei fatti
cercavano di spartirsi con il sistema: “’cà du mè e
‘cà…tutè” .
Di certo furono anni bellissimi, di grandi ideali, di
lotte pacifiche, di presenza attenta e vigilante. Per dirla
ancora con Nino Damiano, sempre nella succitata prefazione:
…”si è trattata di una battaglia da te (e da altri) combattuta
contro i mulini a vento…”.
L’ultimo numero dell’Orlando e i Paladini è stato
pubblicato nel Giornale Murale dell’Isola pedonale di via
Francesco Crispi (che ne ha raccolto l’eredità), in occasione
della rinascita al cielo di Tano. Con quel numero a firma di
Antonio Librizzi, Franco Spaticchia ed Elio Ingrillì (Pelè) si
è conclusa definitivamente l’avventura dell’Orlando e i
Paladini. Ma quello che Tano Cuva e i suoi ragazzi produssero
rimarrà sempre e comunque nella storia della Capo d’Orlando
doppiamente amata.
Da qui il saluto di Tano:
Buongiorno, buongiorno…
FRANCO SPATICCHIA
Edited by, sabato 26 agosto 2006, ore 17,54.